Energie RinnovabiliEcco il futuro

Fonti rinnovabili


Finalmente anche in Italia, dopo anni di totale disinteresse, il settore delle energie rinnovabili sta lentamente iniziando ad uscire dalla zona d’ombra in cui vivacchia. Sui giornali l’argomento viene affrontato con una certa frequenza, a Piazza Affari la matricola Actelios ha fatto registrare performance da azienda internet dei bei tempi andati e il parlamento italiano ha ratificato il Protocollo di Kyoto. Tutto questo non significa che in Italia le energie alternative siano diventate una realtà ma è senza dubbio il segnale che l’atteggiamento nei confronti dell’argomento è cambiato. Ora la domanda non è più se il settore si affermerà ma quando questo succederà.

D’altronde i punti a favore delle energie rinnovabili sono troppi e troppo importanti per poter essere trascurati: la tutela della natura non è più un vezzo di pochi ambientalisti ma una necessità di tutti i paesi industrializzati e la necessità dell’Occidente di ridurre la propria dipendenza dai paesi arabi produttori di petrolio si ripresenta ogni volta che scoppia una crisi in Medio Oriente. Non bisogna infine dimenticare il sempre crescente bisogno di energia e, per quel che riguarda l’Italia, il fatto che la potenza degli impianti in funzione è di poco superiore alle necessità del paese.

 

 

 



Per aver un quadro complessivo anche se non preciso, a tutto questo si aggiunga il fatto che l’Unione Europea è in prima fila nel sostenere lo sviluppo del settore. Già nel Libro Bianco del 1997, infatti, si era posta l’obbiettivo di portare entro il 2010 al 12% la quota di energia ricavata da fonti alternative; l’anno scorso una direttiva comunitaria ha addirittura indicato come obbligatoria una quota del 22% nel 2020. Il ritardo accumulato dall’Italia rispetto alle nazioni che per prime hanno deciso di investire nell’energia pulita, quali Germania, Danimarca e Spagna, è di una certa consistenza, ma è in parte compensato dalle potenzialità del territorio. Le coste e i crinali degli Appennini, infatti, sono molto ventosi, i corsi d’acqua sfruttabili sono numerosi e vaste zone della penisola, infine, hanno un’ottima esposizione solare. A frenare lo sviluppo è invece soprattutto il contesto normativo che per un verso impone complicati adempimenti burocratici e dall’altra non prevede consistenti incentivi o agevolazioni per le imprese che intendono investire nel settore. Basti pensare all’obbligo per i produttori tradizionali di immettere nelle reti nazionali solo il 2% “energia pulita”.

 

 

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